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Combattere la disinformazione SEO

Negli ultimi giorni ho letto e purtroppo sentito alcune affermazioni lato SEO che oserei definire, quantomeno, simpatiche.

Per chi si occupa di Search Engine Optimization per lavoro, studio o passione (nel mio caso, tutte e tre le cose!), è importante tenere sempre a mente che esistono delle linee guida ben chiare relative a come si ottimizza un sito web e che, per verificare i cambiamenti che una strategia SEO può apportare, la cosa migliore è effettuare più test e analizzarne i risultati. Le linee guida non sono regole e servono a dare delle dritte, sta poi alla SEO Agency o al consulente SEO di turno applicarle a propria discrezione.

Oltre alla buona norma di effettuare i test – che vi piaccia o no! – un’altra regola d’oro per chi fa SEO e vuole combattere la disinformazione , spesso dilagante, sull’argomento è quella di confrontarsi continuamente con i colleghi (o presunti tali) con cui, si spera, possano nascere relazioni interessanti e naturalmente rapporti di crescita reciproci.

I luoghi comuni (errati) a proposito di SEO

Di seguito, alcune risposte alle frasi che ho letto e sentito in questi giorni a proposito di SEO, disinformazione ed errori comuni sull’indicizzazione, l’ottimizzazione e il posizionamento di un sito web o e-commerce:

DISCLAIMER: Questo articolo non punta il dito contro nessuno ma vuole essere un piccolo contributo, aggregato, per combattere la disinformazione sulla SEO e dire ciò che può essere utile, aprendo al confronto!

1. Il grassetto sulle parole chiave influisce sul posizionamento

Brutte notizie, ragazzo! Sembra proprio di no. Forse sarebbe un pochino troppo semplice, non trovi? Il bold (visto? E’ in grassetto! Se mi posiziono per la parola “bold” ti offro da bere!) in un articolo è importante per la lettura dell’utente e per ciò che vuoi comunicare. Il motore di ricerca non sembra proprio essere influenzato da questa tua intuizione.
Se non mi credi (ed è giusto che tu non lo faccia e che provi a verificarlo da te, poiché io non sono un Guru!) fai uno o più test. E non dimenticare, però, di dare PRIMA un’occhiata a questo articolo di Davide Pozzi e a questo scambio di opinioni su Moz.

2. I link in uscita migliorano l’autorità del mio sito

Ancora una brutta notizia (oddio, secondo me brutta brutta non è)! Non succede niente di tutto ciò. Potrei, anche in questo caso, fornirti una marea di link a riguardo, ma più umanamente immagina: se fosse così, basterebbe che tutti linkassimo a siti autorevoli per avere una link juice al contrario. O no? Mi spiace. Ma funziona esattamente al contrario. Sul blog Tagliaerbe troverai approfondimenti anche su questo argomento.

3. I 404 e i 301 mi portano ad una penalizzazione

Questa, ora, è una buona notizia. NO, i 404 non ti faranno incappare in una penalizzazione (sembra strano ma Google Search Console addirittura ti avvisa quando sono tanti!). Tuttavia porteranno insoddisfazione agli utenti (chiamala UX se vuoi…). Al contrario, i 301, i famosi redirect di url non più esistenti, faranno felici gli internauti e anche il motore di ricerca (però non ti fanno scalare le SERP). Già, sembra che Google sia contento di questa cosa e non il contrario. Ti convinco con questa risorsa ufficiale?

4. Il Bounce Rate all’80%, per un blog, è normale

Mi aspetto che tu già conosca cos’è, in Google Analytics, la frequenza di rimbalzo o bounce rate. Se non lo sai: è un valore in percentuale che misura se l’utente ha visto una sola o più pagine del tuo sito, in un determinato lasso di tempo. Se arriva sul tuo sito e va via, il bounce rate cresce, altrimenti decresce. Ne ho parlato in questo post dedicato all’usabilità. Se il bounce rate è alto e arriva all’80%, caro mio, non va bene. Per niente! Devi farlo scendere. Vuol dire che in tanti arrivano, leggono un articolo o pagina e vanno via. Le cause possono essere molteplici, dalla bassa qualità del contenuto alla velocità di caricamento fino ai referral spam. Individua la causa e corri a correggere il tiro!

5. La velocità è un fattore di ranking

Qui si è aperta una discussione, o meglio, un confronto con alcuni colleghi Web Marketer e SEO Specialist. Resto assolutamente convinto che, benché sia un fattore importantissimo, soprattutto lato utente, la velocità di un sito web non sia un fattore di ranking per la SEO. Come sempre, ho voluto fare un test per verificarlo, ma un collega più bravo di me, Ivano Di Biasi, mi ha preceduto. Puoi leggere il test e le sue conclusioni in questo post. C’è anche un articolo su Kissmetrics in merito. La dichiarazione di Cutts, inoltre, appare chiara:

Slow sites rank worst. So you… [risate dalla platea] No, I’m being very precise. If you run a fast site, that’s great for your users, great for ROI, fantastic, you should pay lot of attention to cash in cache and all this sort of stuff but you don’t get a boost for it. It’s the sites that are outliers in terms of being really slow that rank lower.”.

6. Il robots.txt serve solo a dire a Google quali pagine non indicizzare

Ma allora il noindex a che serve? La mia vita SEO è tutta una farsa? Ovviamente non è così. Anche qui, come per tutte le altre risposte, ci sarebbe un mare da scrivere, ma non voglio tediarti. Voglio solo che ti informi.

Update: Oggi, 19/05/2016, Yoast fornisce anche una valida guida sul robots.txt.

Mi riprometto e vi riprometto (sembra una minaccia!) che aggiornerò questa lista di volta in volta, anche, qualora lo vogliate, con i vostri contributi.

7. La Link Building è un crimine

Qui depongo le armi, siamo al top! Esistono colleghi che da anni lavorano in questo settore e sfruttano questa tecnica per l’ottimizzazione SEO offsite. Ti assicuro che non sono criminali, ti garantisco che ottengono risultati non solo in termini di traffico ma, soprattutto, di conversioni. Ovviamente puoi non credermi. O puoi chiedere a loro i risultati. Che ti piaccia o no, la Link Building è ancora un’attività SEO importantissima. Se domani non lo sarà più, vedremo. Per ora aboliamo questa affermazione… che è meglio!

Conclusioni

Come ho scritto sopra, questo articolo vuole servire ad aprire un confronto, senza chiudersi sulle proprie posizioni.

Informatevi, informiamoci, proviamo e testiamo! E’ questa l’unica arma che può fornire informazione. Soprattutto quando teniamo uno speech o diramiamo idee lungo la rete, interroghiamoci se stiamo per dire e scrivere cose esatte o meno. Se sono errate, non c’è niente di male. Basta ammettere l’errore e non ripeterlo.

Per chiudere, sempre per provare a fare informazione, vi lascio due link di Enrico Altavilla, che fanno da corona a questo articolo. Uno, La 10 cagate SEO, è po’ datato. L’altro. Mitologia SEO, è un ebook che vi suggerisco di scaricare e leggere.

AGGIORNAMENTO (Dicembre 2016)!

Tutti i link non hanno l’attributo rel=”nofollow”. Sai perché? Niente… Un vecchio test che ho fatto tempo fa e di cui puoi leggere il risultato su questo post Dofollow e Nofollow pubblicato sul blog della nostra Web Agency!

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Giovanni Le Coche

Author

La mattina presto infila le scarpe da running, gli auricolari e corre per le strade di Cosenza, spinto dalla musica e dall’entusiasmo di un nuovo giorno. Porta la stessa carica in ufficio, tra un affaccio sulla città e più di uno sull’etere. All’inizio delle call, sbucano prima le sue cuffie e i suoi sorrisi rincuoranti, per lasciar poi spazio a un ciuffo brizzolato alquanto ribelle e a parole che uniscono, senza disperdere. Adora dare dei piccoli soprannomi affettuosi a tutte le persone del team, come se fosse un’estensione di un rapporto di stima che va oltre il lavoro. È caparbio, dolce, protettivo. Ama tutto della sua professione, ma più di ogni cosa adora risolvere problemi. Sarà perché è un ingegnere? Non l’abbiamo capito, ma una cosa è certa: quando se ne presenta uno, Giovanni non si scoraggia, anzi si galvanizza. “Perché mi sento l’adrenalina nelle vene”, dice, canticchiando Whataver it takes degli Image Dragons. Sapete come va a finire? Trova sempre la soluzione anche confrontandosi con il team. Per un infortunio ha dovuto lasciare il calcio e cedere la fascia di capitano, ma insieme a Pierfrancesco la indossa ogni giorno per portarci avanti e dare sempre il massimo. E se capita di prendere un goal, raduna tutti, palla a centro e si ricomincia. Magari prendendo fiato nel “terzo tempo” – lui lo applicherebbe anche al calcio – fumando un sigaro (sì, non è salutare, ma qualche difettuccio ce l’ha pure lui), tra un bicchiere di vino (meglio rum) e tanti amici.