Ziomm.

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Gli e-commerce nell’era dell’emergenza Covid-19 [case study]

Ciao! In questo articolo non ti parlerò dell’emergenza del Covid-19 (aka Coronavirus). Voglio solo fornirti un contributo su ciò che nel mondo digital sta accadendo.

Ieri, quando la società viaggiava su ritmi elevati e il progresso non era così veloce online, sembrava inutile o poco importante investire nel commercio elettronico.

“Ci vuole un investimento troppo grande!”

“Eh, ho pagato 1.000,00 euro, ma non vendo nulla!”

“L’agenzia mi ha chiesto solo soldi!”

“Non credo che possa funzionare, le persone vogliono solo me!”

Estratto nazional popolare.

Questo perché prima ancora delle falsità e dell’incompetenza di qualche pseudo agenzia/freelance (ci sono quelle buone, ci sono i colleghi validi… solo che costano!), gli imprenditori delle piccole e medio imprese pensavano, a torto o ragione, a far “quadrare i conti”.

Sa da un lato è giusto questo pensiero, dall’altro muore con il termine stesso di “impresa”.

Creare un modello e-commerce (attenzione, non parlo solo di un sito ma di tutto ciò che è utile!) non è una cosa facile, non soltanto lato digital. L’importanza che rivestono la SEO, la SEA, i Social, l’email marketing è scontata, ma non da meno, forse prioritariamente, la logistica, la consegna precisa, il customer care e tutto ciò che “non si vede”, ma fa lavorare un brand.

È proprio ora che molti imprenditori, in possesso dello strumento di vendita online, chiedono di potenziare i propri e-commerce. Mentre le agenzie si affrettano a raccontare casi studi interessanti e di come siano eccellenti nell’attuare le loro strategie, si perde di vista la stagionalità e la necessità delle persone, imprescindibile veicolo per la vendita.

Manca, però, il concetto chiave: si vince e si perde insieme.

Gli imprenditori non sono degli DEI e noi, da soli, non siamo la soluzione.

Voglio raccontarti, ora, non il solito caso studio, ma cosa ho verificato in questi giorni, proponendoti qualche suggerimento, sperando che possa essere utile al tuo business (o a te, collega!).

In questi giorni di quarantena casalinga, ad esempio, io che da sempre amo lo sport ho cercato degli attrezzi per effettuare degli esercizi di fitness.

In particolare ero (e sono) alla ricerca di un manubrio (o di un kit) con dischi e bilanciere, per allenare i muscoli del corpo.

Cosa faccio per prima? E cosa fai tu per prima?

Risposta probabile: Amazon, Ebay, Decathlon e similari.

Corretto? Spero di sì.

Al momento, però (nel mentre che scrivo), nessuno di loro riesce ad esaudire la mia richiesta, se non prima della fine del mese di maggio o perché non possono reggere il carico di ordini attuali.

Ma il web è molto grande. Non demordo. Vado, quindi, alla ricerca di qualche sito ecommerce che possa soddisfare la mia domanda consapevole.

Criteri che devono portarmi in fondo al funnel:

  1. Oggetto che risponda alle mie richieste.
  2. Foto e immagini d’uso coerenti e ben fatte.
  3. Tempi di consegna.
  4. Spese di spedizione.

Qui intravedo, per prima cosa, la prima e grande possibilità che hanno quelli “più piccoli”. Esserci!

Indipendentemente dalla query digitata sul motore di ricerca, trovo una serie di e-commerce con i loro prodotti.

E-commerce uno

Mi presenta una scheda prodotto ben fatta, investe in PPC e in ADS Facebook e rispetta tutti i canoni della SEO e della UX, però, purtroppo, la descrizione che segue l’immagine (corretta) è la seguente:

manubri-pesi

Manubrio tondo con rivestimento in gomma. Comoda impugnatura ergonomica antiscivolo. Manubrio venduto singolarmente, già assemblato.

Non ho capito. Ma sono tanti? È solo uno? Quanti Kg l’uno?

Allora che faccio? Contatto il customer care, via facebook. Ma è domenica e, giustamente, mi parte il messaggio automatico. Ok, attenderò.

E-commerce due

Anche qui trovo una discreta scheda prodotto, ma sempre una descrizione derivante, probabilmente, da importazione di un CRM, poco strutturata. Ma, tuttavia, sembra rispondere bene alla domanda. Mi balza agli occhi però questo messaggio:

••••• ATTENZIONE !!! •••••

A seguito delle disposizioni in riferimento all’emergenza sanitaria, le spedizioni non saranno garantite fino al 06/04/2020.

Si potranno effettuare ordini. Tempi e disponibilità saranno comunicati dopo la lavorazione dell’ordine.

Hanno ragione! Li capisco! A me servono, però, tempi certi o quanto meno con margine massimo per poter capire se attendere o meno.

Anche in questo caso chiedo (presumo non ci siano molti investimenti digital) su facebook. Il mio messaggio viene visualizzato, ma nessuna risposta. Aspetterò. È pur sempre domenica.

E-commerce tre

Via con il terzo! La migliore scheda prodotto che ho visto! Non trovo investimenti PPC, ma c’è un messaggio sulla scheda prodotto:

“Avvisami quando torna disponibile” (Ottimo per il remarketing, anche!).

Inserisco la mia mail. Fatto! Hey, ma i flag di gdpr? Beh, speriamo che non mi mandino offerte/spam, ma mi avvisino quanto prima!

E-commerce quattro

Provo con il quarto (la seconda pagina di google non mi avrà!). La scheda prodotto non è il massimo, però, lo ammetto, è tutto secondo le buone norme.

Dai, ordino! Hey, un attimo: 497 Euro? Oh, caspita! Ma io avevo trovato fino ad ora variazioni tra 80 e 130 Euro. Sicuramente sarà migliore, ma non ho questo budget da investire. ☹

Dopo quattro tentavi, quindi, rinuncio! Attendo i primi ai quali mi sono registrato e resto in attesa che Decatlhon mi porti buone notizie.

Io lavoro nel mondo digital, però, e mi fermo a pensare: perché non sono state ottimizzate tutte queste cose? Perché non vengono prese delle contromisure? È davvero così difficile, per non dire impossibile?

Certo, parlare senza conoscere a fondo un brand è da idioti, però la maggior parte degli imprenditori di sicuro non crede molto in questo tipo di attività (e non parlo di quelli che per primi hanno raggiunto i risultati in SERP).

Se da un lato qualcuno che investe c’è e potrebbe fare ancora meglio (come tutti noi), dall’altra parte ne mancano tantissimi. Tantissimi che in questo momento non solo mi avrebbero venduto il prodotto ma mi avrebbero fidelizzato come cliente.

Mi avrebbero, probabilmente, fatto conoscere il grado di primo appagamento che sarebbe stato utile per il futuro, come insegnano i miei colleghi, maestri di neuro makreting.

Se sei arrivato fino a questo punto dell’articolo e non ti ho annoiato (lo spero almeno), ti condivido le mie conclusioni.

Era prima il momento di investire e ora sei in ritardo! La parola investimento vuol dire rischio, quindi se non lo fai poi non lamentarti di non saper/poter gestire un imprevisto, per quanto grande sia! Ma non tutto è perduto! (Come recita il buon Alessandro Borghese) Se sei già online, potenzia ogni cosa che riguarda il mercato digital e, se puoi (ma so già che la maggior parte può!) investi ora!

Se ti va, puoi guardare questo webinar che ho realizzato per gli amici di SeoZoom, dove spero possa esserti utile qualche mio consiglio!

Se non ci sei, questo è il momento migliore! Il mercato e il mondo cambieranno o comunque verranno modificati e se ti sei mosso prima degli altri, arriverai prima degli altri.

Io sono uno su sette miliardi e il mio parere, come professionista digital e come utente, vale poco. Ma è comunque un parere. Un dato. Se non fai scappare me dal tuo negozio online, probabilmente non farai scappare quelli simili a me.

È ora il momento, non domani! Non serve lamentarsi, mai. Oggi meno di ieri. Bisogna fare. Perché mentre gli altri cedono alla disperazione, tu avrai fatto come la formica. E la cicala resterà a piangere domani.

Da ogni problema, nasce un’opportunità!

UPGRADE 11/04/2020

Amazon Prime è stato l’unico a risolvere, perchè attraverso il remarketing mi ha suggerito la soluzione diversa, ovvero delle fasce elastiche.

Gli altri, nulla di tutto ciò, anzi hanno mantenuto attive le campagne google shopping con i prodotti non ordinabili!

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Giovanni Le Coche

Author

La mattina presto infila le scarpe da running, gli auricolari e corre per le strade di Cosenza, spinto dalla musica e dall’entusiasmo di un nuovo giorno. Porta la stessa carica in ufficio, tra un affaccio sulla città e più di uno sull’etere. All’inizio delle call, sbucano prima le sue cuffie e i suoi sorrisi rincuoranti, per lasciar poi spazio a un ciuffo brizzolato alquanto ribelle e a parole che uniscono, senza disperdere. Adora dare dei piccoli soprannomi affettuosi a tutte le persone del team, come se fosse un’estensione di un rapporto di stima che va oltre il lavoro. È caparbio, dolce, protettivo. Ama tutto della sua professione, ma più di ogni cosa adora risolvere problemi. Sarà perché è un ingegnere? Non l’abbiamo capito, ma una cosa è certa: quando se ne presenta uno, Giovanni non si scoraggia, anzi si galvanizza. “Perché mi sento l’adrenalina nelle vene”, dice, canticchiando Whataver it takes degli Image Dragons. Sapete come va a finire? Trova sempre la soluzione anche confrontandosi con il team. Per un infortunio ha dovuto lasciare il calcio e cedere la fascia di capitano, ma insieme a Pierfrancesco la indossa ogni giorno per portarci avanti e dare sempre il massimo. E se capita di prendere un goal, raduna tutti, palla a centro e si ricomincia. Magari prendendo fiato nel “terzo tempo” – lui lo applicherebbe anche al calcio – fumando un sigaro (sì, non è salutare, ma qualche difettuccio ce l’ha pure lui), tra un bicchiere di vino (meglio rum) e tanti amici.