Dove c’eravamo lasciati? Sembra il titolo di una canzone, ma in realtà, dopo la prima parte del test su nofollow e dofollow, avevo promesso che avrei portato i risultati della seconda parte.
Eccoci, allora!
Come nella prima parte del test, ho seguito, nuovamente tre fasi, tralasciando, per il momento, tutti i risultati di natura “tecnica”.
FASE 1 – Re-impostazione “dofollow” dei link “nofollow” e verifica qualità websites.
I risultati ottenuti, dopo la prima fase, avevano portate le mie tre keywords d’interesse in prima pagina, esattamente nel “triangolo magico”.
A questo punto (dopo circa 30 giorni dall’ultima fase di cui ho parlato nel precedente articolo) ho ripristinato l’attributo rel=”nofollow” sui link in uscita.
Ho analizzato, subito dopo, nel dettaglio, i websites a cui puntavano i miei link.
Conoscevo già il core dei siti, ma ho cercato di verificare qualcosa in più, utilizzando alcuni tool:
- Moz
- Majestic Seo
- Seozoom
- Google Webmaster tool
Ho notato che, oltre a essere sempre contestualizzati e mai “fuori dalle righe”, i valori di DA, PA e PR erano tutti simili.
Molti professionisti del settore ritengono i valori di DA e PA poco affidabili. Non è compito di questo articolo, però, disquisire su tale tema, poiché l’interesse era, e lo è tutt’ora, totalmente improntato a comprendere la qualità dei siti in uscita.
Dopo 30 giorni circa ho verificato i dati e le mie keywords erano, seppur di poco, calate (sempre in prima pagina).
FASE 2 – Re-impostazione “dofollow”
Mi stavo convincendo sempre più che l’inutilizzo del nofollow poteva far trarre beneficio al mio website.
E quindi?
Ho re-impostato tutti i link (tranne che per un articolo, poiché lo ritenevo leggermente fuori contesto) eliminando il rel=”nofollow” a tutti. Altri 30 giorni e le tre key d’interesse erano tornate nelle prime posizioni (prima, prima e seconda, per essere precisi!).
FASE 3 – Verifica dei risultati
Anche stavolta nessun aumento di backlinks, né sessioni aumentate in modo considerevole, né rimbalzi, in percentuale, maggiori o minori. Nulla di tutto ciò che potrebbe far pensare a un’analisi diversa.
Sempre tutto, maledettamente o benedettamente, nella norma!
Allora? Che diavolo è successo?
Deduzioni
Le ho chiamate deduzioni e non conclusioni perché ancora resto pieno di dubbi, ma, di contro, ho una certezza: il cambio di attributo (allo stato è impostato come descritto in fase 2) sembrerebbe aver portato solo benefici.
Le linee guide di Big G sono abbastanza chiare in questo senso, eppure il mio test mi ha fornito un risultato che non mi aspettavo (lo speravo, sì, ma non ci credevo..). Le mie deduzioni in merito sono che il motore tiene conto della ragionevolezza dei link e di come essi siano strutturati, soprattutto se il contesto è corretto.
Se ci pensate bene, ci sono tantissimi website gestiti in maniera semplice da utenti che non sono dei professionisti del settore e che hanno adottato questa politica inconsciamente, senza conoscere una riga di html o sapere che diavolo fosse questo attributo.
Ora, però, viene la parte che reputo più complessa: replicare su altri 5 website quest’attività e verificare se tutti gli indizi fanno (o sembrerebbero fare) una prova.
Stay tuned… vi terrò aggiornati!
Update (Dicembre 2016)!
Tutti i link in uscita del blog dell’agenzia sono stati impostati come NoFollow. Un nuovo esperimento in corso? Stay Tuned!
Comments:
DomenicoPuzone
Un link in uscita, se contestualmente corretto e di qualità per l’utente, è un fattore positivo e sicuramente ben visto da google. Non abbiate paura (diceva qualcuno).
Giovanni Le Coche
Così sembrerebbe..