Ziomm.

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Facebook: fan, reach organica ed engagement rate hanno rotto!

Quando nacque Facebook non esistevano le fan page e, quindi, il nostro ego era completamente assuefatto dall’ottenere più amici possibili.

Più hai amici e più sei figo!
Stoca**o!

Arrivarono poi le fan page per le aziende, con conseguente teorema spostato sui fan della pagina.

Più fan ho, più posso vendere!
Stoca**o! (Repetita iuvant!)

Anche se oggi questo valore assume sempre più un indice marginale, per molti imprenditori e pseudo social media specialist resta un numero in cui specchiarsi, in cui credere, in cui porre la netta convinzione che la gara a chi c’è la più grosso (il numero di likers, eh!?) è quella da vincere!
La nascita di community di like for like e di veri e propri network dove acquistare fan, anche in target, è stato, per un breve ma intenso periodo, una manna del cielo per tanti (anche per me!).
L’alba, però, arriva sempre! E’ bastato capire il meccanismo per renderlo innocuo (in termini di profitto, non di numero) da parte del social network.

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E per il marketing? E’ stato un danno, nel lungo periodo!

I fan zavorra hanno avuto un impatto devastante sul business aziendale e sulla sua visibilità nei social, così come il simpaticissimo “Invita amico a mettere like”.
Ancora peggio, forse, sono i profili con nome e foto della vamp di turno che condividono solo contenuti aziendali!

Dovete perire, in malo modo!

Se, poi, siamo più fortunati (ovvero l’occhio non va ai like), troviamo anche l’astuto! Quello che fa dell’engagement rate il vangelo secondo Zuck!
La reach organica, quindi, ha preso il sopravvento ma, ben presto si è sciolta anch’essa!
Tranquilli! Anche io ho fatto questa trafila, con la presunzione di aver superato, con meno ritardo rispetto ad altri, questa convinzione!

E allora, come funziona oggi?

Oggi l’Edge Rank (l’Algoritmo di Facebook), sempre più performante, ha spostato l’attenzione sulle Sponsorizzate (quelle fatte bene, sia chiaro!) e ha “costretto” i web marketer ad avere budget sempre più grandi per competere con la concorrenza. I 5 euro al giorno sono roba del passato!

Ovvio che il “gioco” è stato creato pro domo sua (di Zuckerberg, in questo caso) ma, volenti o nolenti, per noi resta un vantaggio.
Sì, hai capito bene!
Resta un vantaggio perché il nostro prodotto/servizio arriva a chi davvero potrebbe essere interessato, a chi è alla ricerca di una soluzione precisa che, magari, solo noi possiamo fornire!

I fan e l’engagement rate hanno rotto il ca**o!

I social network, con facebook in testa, devono essere parte di una strategia di marketing mix, ma non l’unico strumento (sì, diamine! E’ uno strumento!).
A che serve un fan che non ci segue con costanza ed a cui facebook non fa apparire i miei aggiornamenti? A che serve un ER che non ci possa permettere di profilare bene un utente?
Servono, sì. Ma a poco, se non come colonna di una struttura portante più grande!

E quindi? Che ci faccio su Facebook?

Ci fai, ci fai!
L’importante è partire dalla strategia e dagli obiettivi.
La Lead Generation (anche Facebook fornisce questo fondamentale strumento) ci permette di ottenere prospect davvero interessati per la  nostra azienda, capire sempre meglio chi è il nostro target e come intercettarlo!
In una sola parola: i dati!

Ecco cosa è importante! I dati, maledizione! Da sempre!

L’unione degli small data (nome, cognome, mail) con i big data può aiutare tutte le aziende a crescere, a vendere!
Il “like” invece non ha questo stesso valore!

Abbiamo bisogno di capire cosa vogliono i nostri utenti e come lo vogliono.
Ci serve poco avere il loro “mi piace” o il loro: “Siete i numeri uno!” se poi, ad esempio, a tavola bevono il vino di un nostro competitor!

La soluzione?

Lavorare sugli utenti e non solo sulle metriche.
Le metriche ci forniscono un dato, ma non IL dato. Ci danno un contributo, ma non IL contributo.

Sono i dati che c’interessano e, per fortuna, gli strumenti li abbiamo e li possiamo usare (da soli, se siamo in grado, o facendoci aiutare da altri esperti!).
Dai social network alla web analytics, passando per le azioni di remarketing e di ottimizzazione e posizionamento sui motori di ricerca, possiamo realmente creare un pubblico ultra profilato, utile ai nostri scopi.
Forse avrà breve vita, o comunque avrà una funzione diversa, anche il calendario editoriale come lo intendiamo oggi.
Resteranno processi e flussi di lavoro, così come anche la programmazione, ma lo scheduling sarà sempre più orientato ad azioni risultanti dalle ads, che non dal contenuto in senso stretto.

Le cose stanno cambiando, in maniera repentina.
Prima smettiamo di guardarci e bearci allo specchio, prima aumenteremo il fatturato!

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Giovanni Le Coche

Author

La mattina presto infila le scarpe da running, gli auricolari e corre per le strade di Cosenza, spinto dalla musica e dall’entusiasmo di un nuovo giorno. Porta la stessa carica in ufficio, tra un affaccio sulla città e più di uno sull’etere. All’inizio delle call, sbucano prima le sue cuffie e i suoi sorrisi rincuoranti, per lasciar poi spazio a un ciuffo brizzolato alquanto ribelle e a parole che uniscono, senza disperdere. Adora dare dei piccoli soprannomi affettuosi a tutte le persone del team, come se fosse un’estensione di un rapporto di stima che va oltre il lavoro. È caparbio, dolce, protettivo. Ama tutto della sua professione, ma più di ogni cosa adora risolvere problemi. Sarà perché è un ingegnere? Non l’abbiamo capito, ma una cosa è certa: quando se ne presenta uno, Giovanni non si scoraggia, anzi si galvanizza. “Perché mi sento l’adrenalina nelle vene”, dice, canticchiando Whataver it takes degli Image Dragons. Sapete come va a finire? Trova sempre la soluzione anche confrontandosi con il team. Per un infortunio ha dovuto lasciare il calcio e cedere la fascia di capitano, ma insieme a Pierfrancesco la indossa ogni giorno per portarci avanti e dare sempre il massimo. E se capita di prendere un goal, raduna tutti, palla a centro e si ricomincia. Magari prendendo fiato nel “terzo tempo” – lui lo applicherebbe anche al calcio – fumando un sigaro (sì, non è salutare, ma qualche difettuccio ce l’ha pure lui), tra un bicchiere di vino (meglio rum) e tanti amici.