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Il D2C nel periodo del COVID19

Le opportunità del D2C (Direct to Consumer) per affrontare l’emergenza COVID-19

La mia passione per il mondo del food & beverage mi ha sempre portato ad analizzare l’evoluzione di un settore che dai rilevamenti dello scorso anno risulta aver fatturato oltre 300 miliardi di euro. Le aziende oggi, dalla produzione, alla distribuzione e alla vendita, stanno cercando di riorganizzare o rafforzare quei settori che li vedono carenti o completamente assenti, ma che con l’avvento di questa crisi sanitaria hanno messo in evidenza.

Negli ultimi anni a livello globale si è assistito ad un crescente interesse di molti importanti brand verso il Direct-to-Consumer. La maggiore fiducia degli utenti ad effettuare acquisti online ha dato un enorme impulso e continuerà a farlo per i prossimi anni. Il D2C ha dato ai clienti la libertà di acquistare di tutto, dall’abbigliamento e gadget elettronici ai mobili e altri prodotti per la casa, direttamente dai siti Web dei marchi e nel periodo della pandemia ha portato l’interesse anche verso settore del Food & Grocery.

Con la rapida evoluzione della crisi del coronavirus, molte aziende si trovano ad affrontare una realtà nuova, stimolante ma anche caotica. Interruzioni della catena di approvvigionamento, ritardi nelle spedizioni, precauzioni sul lavoro on site gestione dello smart working. Si sono trovate ad affrontare il cambiamento del comportamento dei consumatori e disagio pubblico.

Queste sono tutte situazioni impreviste che hanno portato le aziende a rivalutare non solo i processi di produzione ma anche a ridefinire la propria strategia di marketing dando maggiore slancio alla comunicazione D2C.

Più che mai ora anche le piccole PMI non fanno più affidamento solo ai negozi fisici ma anche agli e-commerce o ad altri intermediari per raggiungere il proprio pubblico di riferimento. La strategia D2C ha contribuito a modificare la relazione con il proprio cliente mediante un accesso facile, diretto e reciproco.

Ma che cos’è il D2C

Direct To Contract

D2C è l’abbreviazione di direct-to-consumer. Un’azienda non si limita a produrre un prodotto, ma sviluppa canali propri di distribuzione, e oltre ai negozi fisici, si affida all’ecommerce e alla attività di digital marketing. Il Covid19 ha dato un’accelerata e in quest’ultimo mese e molte aziende hanno dovuto fare di necessità virtù.

Può funzionare in quasi ogni settore.

Quali sono i vantaggi del D2C per un brand?

Probabilmente è più facile avere semplicemente degli intermediari e non preoccuparsi di ogni singolo aspetto della distribuzione, delle vendite e soprattutto della gestione del customer care. Se si è un produttore di vini è più facile usare siti come Tannico o Vino75 o anche altri negozi al dettaglio per distribuire i prodotti, bisogna considerare che questi prendono una fetta considerevole dei profitti e di questi periodi sono aspetti che è necessario non trascurare.

Controllo strategia dei profitti

Intanto, si può sfruttare e incrementare la capacità di stabilire una relazione più stretta e più profonda con i propri clienti. Avere il controllo completo sui prodotti del proprio marchio e sulla loro reputazione. Uno stimolo ulteriore è che il D2C ti permette di avere un controllo migliore sui margini di profitto. L’esclusività della distribuzione dei prodotti facilita una migliore strategia tariffaria.

Le informazioni dei clienti sono dell’azienda

Poiché il modello aziendale permette di controllare tutti i passaggi della tua distribuzione e vendita, questo significa anche raccogliere un’enorme quantità di dati sui tuoi clienti. Se ci si affida ad intermediari la raccolta di molte informazioni personalizzate sui clienti non vengono condivise. Il modello D2C ti consente di raccogliere più informazioni rilevanti che l’azienda può maggiormente considerare e soprattutto integrare con le varie strategie di digital marketing.

Il futuro del D2C

Il direct-to-consumer è ancora un modello di business relativamente nuovo. Le opportunità di questo periodo vanno prese in considerazione ma soprattutto è necessario analizzare cosa ci sarà dopo. Molti clienti hanno provato che acquistare online non è così male. Certamente…

vendere non è facile, figuriamoci online!

Si ha una maggiore responsabilità nella distribuzione, nella creazione della confezione, nell’organizzazione della spedizione e della politica di restituzione. Se si sta considerando di vendere la propria birra artigianale o i propri salumi, ci sarà sicuramente molto da prendere in considerazione. Significa concentrarsi molto sulla comunicazione digitale, significa avere un maggiore coordinamento tra le varie aree dell’attività o addirittura crearne di nuove, insomma…

ci sarà molto, molto molto lavoro da fare!

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Pierfrancesco Rizzo

Author

Pierfrancesco Rizzo è il CTO (Chief Technology Officer) e co-fondatore di Arkys, un'agenzia di marketing digitale specializzata in SEO, social media e copywriting digitale. Con una forte passione per il settore del food & beverage, Rizzo è anche un esperto di architettura IT e marketing digitale.